se oggi la maggior parte di noi è in grado di “far di conto” a mente è proprio grazie alle tanto odiate tabelline. Chi ha figli che ci sono passati sa bene quanto ostiche siano all’inizio ma poi col tempo si scopre invece quanto siano utili.
Tutto o quasi nel mondo è matematica e geometria e il tango argentino non fa eccezione.
La sua musica è matematica, i passi lo sono, ma quello su cui vorrei farvi pensare oggi è l’uso mnemonico quando diventa naturale e parte di noi. Se quando ballo penso alla figura che farò ho già perso la magia, il tempo, la melodia.

Il tango per essere ben ballato deve avere una solida base ormai insita nel corpo come lo sono le tabelline. Non ha più bisogno di fare la tiritera partendo da 3×1, 3×2, 3×3 ecc perchè ormai è automatico. Il buon ballerino come il buon matematico risponde immediatamente e nel caso del appunto del ballerino sarà la musica e le condizioni della sala a portarmi alla risposta perfetta.
Per questo ci vogliono molti anni di esperienza per ballare bene, cioè finchè tutto scorre automaticamente, senza pensare a ciò che si fa, si fa e basta.
Quindi è meglio conoscere 10 figure da ripetere alla noia, ma che vengono spontanee piuttosto che mille figure (che poi in una milonga seria i passi o figure possibili sono realmente pochi)
Non abbiate paura di ripetere, ripetere e ripetere perchè è la sola strada vincente per imparare a ballare davvero.
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