La maggior parte delle persone pensa che il tango sia basato esclusivamente sulla coreografia. Che l’avanzamento di bravura dei ballerini nel tango significhi cercare di applicare l’enorme e sempre insufficiente numero di passi appresi, senza capire il movimento che hanno fatto e senza che i loro partner capiscano i loro movimenti.
In poche parole, sono capaci solo di ballare un tango rivolto a un individuo e ignorando il meraviglioso viaggio che un Tango per due significa. Per loro, raggiungere l’unione totale è quasi un’utopia.
Queste persone devono imparare a sentire che le loro guide sono prodotte con tutto il corpo (TANGUERO), che la figura e il passo appresi non sono efficaci se non è il corpo stesso che le comunica e le compie nel corpo delle loro compagne.
Le donne, dal canto loro, devono imparare ad accompagnare e completare l’unione della coppia di tango – niente di meno -, integrandola con i loro corpi. Le ballerine devono usare l’energia proveniente dai loro leader (non la propria) per raggiungere la SINCRONIA; SENTIRE la guida, senza indugiare ad analizzare quale sia il movimento coreografico indicato dal leader.
Non devono, quindi, imparare a seguire o rispondere ad una marca o ad una direzione di guida. Il ballo di coppia, mi ripeto, esige che la donna si integri con il leader per formare quel “monoblocco” che è la coppia di tango.
Infine, dopo un breve passaggio della sua parte di coreografia, la donna tornerà a concentrarsi di nuovo sul movimento che verrà indicato dalla guida del leader.
Entrambi devono sapere che una cosa è fare PASSI DI TANGO e un’altra cosa, molto diversa, è BALLARE IL TANGO.
Con un certo grado di fortuna e aiutato dalla buona sorte, c’è chi scopre finalmente il vero e necessario linguaggio del corpo, spesso riferendosi a momenti personali di realizzazione del proprio processo di apprendimento, improvviso e casuale (il famoso “click”) o (il lasciar cadere il gettone). Senza rendersi però conto del motivo per il quale la sua danza sembra improvvisamente migliore ed è diventata meno laboriosa.
La coerenza tra corpo e movimenti, in questi momenti di danza e/o apprendimento, si produce perché essi hanno convertito i movimenti del corpo in un modo che permette al corpo stesso di essere espressivo, fondamentalmente nella loro danza.
Molti non riescono a capire quest’ultima affermazione. Perchè non sanno esattamente a che cosa attribuire la causa di questo cambiamento nella loro danza, danno credito a vaghe sensazioni come “nessuno me l’ha insegnato”, “l’ho imparato in milonga”, “ora posso fare meglio gli ochos”, oppure “ho capito come fare un certo movimento” e “questo ha cambiato tutto il mio ballo”, ecc., ecc.
Ma, a volte, i risultati dell’autovalutazione possono avere un effetto negativo. Fino a un certo punto, nel Tango, è bene pensare molto da soli. Ma spesso andiamo troppo oltre, credendo di aver imparato tutto quello che c’è da sapere. Dobbiamo invece accettare l’idea che c’è sempre spazio per migliorare.
Ci è di aiuto credere di aver imparato bene finora, ma ci aiuta molto di più tenere sempre d’occhio il traguardo cui vorremmo arrivare. Ovviamente, così facendo, ci garantiamo un nostro continuo perseguimento di un obiettivo più alto. Potrebbe non essere il massimo, ma abbiamo almeno espresso il desiderio di raggiungerlo ed il Tango ci dà questa possibilità.
È immensamente gratificante imparare i segreti per fare un passo e sentire il corpo della tua partner muoversi, o più concretamente, sentire il corpo della mia compagna muoversi come se fosse il mio.
Per fare questo devi conoscere l’essenza unica e magica del Tango: due corpi che si muovono all’unisono è un risultato che si raggiunge unicamente attraverso la capacità del corpo di comunicare il messaggio dei suoi movimenti.
Questa non è una presunzione di verità, perché se impari a eseguire la danza in questo modo, in una qualsiasi delle due funzioni di coppia (leader o follower), sarà difficile abbandonare questa pratica.
Che entrambi i partners abbiano sincronia facendo il cambio di peso simultaneamente, con la stessa velocità e dinamica, in modo che “quel” corpo, da due, diventi uno solo, che le quattro gambe si trasformino in due. Che il leader provochi, con il proprio corpo, il cambio di peso della compagna e che la donna non senta cosa fanno le gambe del leader ma percepisca invece il suo corpo come guida.
La mia intenzione è di dare ai ballerini la capacità di comunicare questo linguaggio del corpo. Auguro a tutti loro di ricevere queste informazioni il prima possibile, poiché sono sicuro dei benefici immediati che ne trarranno.
Un abbraccio
(dal web con copia e incolla)
di Raul Cabral
(La traduzione italiana così perfetta di Giorgio Lanza)