Stefano Zinato
Nella milonga l’unico modo di ringraziare il maestro è quello di interpretare un tango come lo interpreterebbe lui.
Per questo in attesa di quel momento magico rischierei di ringraziarlo forse troppo tardi.
La milonga ha i suoi tempi, il tango ha i suoi tempi e Beppe ci ha insegnato a rispettarli.
Però è giusto ringraziare senza dire grazie a chi con passione, costanza, convinzione trasmette valori milongueri che ripercorrono le nostre radici passate e ancora presenti.
Il tango come ballo e come passione esprime i sentimenti dell’umanità passando per sensazioni comuni.
In passato i nostri nonni hanno piantato un piccolo seme in Argentina, un seme pieno di nostalgia, di sofferenza e di povertà, ma sopratutto di speranza.
Ne è nata una pianta che sta dando a distanza di anni i suoi frutti, colorati e appassionati, passionali e laconici.
Il tango grazie a persone, anzi grazie a maestri (veri) come Beppe si sta donando a tutti noi quei momenti di gioia e felicità che i nostri nonni cercavano di nascondere per orgoglio nel lunfardo e nelle canzoni tristi.
Attraverso i passi del tango così mutevoli e quasi incomprensibili ci hanno trasmesso quelle sensazioni celate nei loro cuori.
Grazie a Beppe quella passione sta trovando un nuovo corso, un senso, una logica nel ballo più illogico e improvvisato che vi sia.
Che dire altro….
Per ora un grazie non posso dirlo, un giorno vicino o lontano stretto nell’abrazo di una tanguera…… quel grazie uscirà silenzioso e prorompente da un singolo tango.
Quel giorno non sarà un semplice tango sarà il tango della mia vita.
—
Stefano Zinato
tango è come la vita…….ho conosciuto il tango argentino circa quattro anni fa e con l’entusiasmo
di un bambino e con l’ingenuità che ne è tipica pensavo che più figure conoscevo più ero bravo. Poi
ho conosciuto la frustrazione delle “ milonghe” dove le figure che avevo imparato e a cui avevo
dedicato tempo, sudore e denaro servivano a poco o nulla, la pista per me si trasformava in una lotta
con altri “figuranti” e spesso preferivo rimanere seduto ad aspettare che la pista si liberasse per fare
le mie famose figure.
I casi della vita mi hanno fatto conoscere Fatti di Tango, in cui l’insegnante Giuseppe Scarparo ha
cercato di trasmettermi la passione che egli ha per il tango argentino, per questa cultura ma
soprattutto la necessità di mettere il “cuore” nell’abbraccio e nei passi.
Ora, dopo sette mesi che frequento i corsi di Fatti di Tango, anche quando la sala è stracolma di
persone riesco a ballare e a trovare piacere in quello che faccio… cerco di fare bene cose semplici e
le figure le lascio alle esibizioni e agli esibizionisti ..ma per prima cosa cerco di stabilire una
simbiosi nell’abbraccio con la persona con cui ballo e di ballare assieme e per la donna che ho
invitato non per il mio ego.
Grazie Giuseppe per questa lezione di vita.
Sergio
Lo scorso ottobre decisi di provare una lezione di Tango Argentino. Ciò che
inizialmente mi spinse a tentare un avvicinamento al Tango fu il generale
piacere per il ballo, conservato negli anni. Ma la scelta di proseguire il corso
fu soprattutto legata all’impressione positiva trasmessa dalla figura del
maestro Giuseppe Scarparo.
Incontrandolo alla prima lezione, dalle sue parole traspariva una tale intensità
e passione per questa cultura da suscitare una buona dose di curiosità e voglia
di conoscere quel mondo.
Se inizialmente il metodo di apprendimento poteva risultare ripetitivo e poco
stimolante, scoraggiando chi si aspettava di conoscere fin da subito figure ed
abbellimenti da sfoggiare in pista da ballo, col passare del tempo ci si
accorgeva che quelle meticolose lezioni di base sarebbero state fondamentali e
necessarie per un risultato soddisfacente.
Così tutto ha inizio: prima un passo poi una camminata, o forse, un vero e
proprio percorso di vita, prima soli, poi in coppia.
A circa sei mesi dalla prima lezione si può percepire come l’insegnamento del
maestro Giuseppe sia studiato e mirato al miglioramento del singolo allievo, che
dovrà solo porsi con fiducia per beneficiare dei suoi consigli.
In davvero poco tempo ci si ritrova ad apprezzare la cultura del Tango
Argentino, in apparenza complessa ma coinvolgente in ogni suo aspetto.
Spero che questo viaggio, come l’ha definito all’inizio Giuseppe Scarparo, possa
continuare nel tempo con lo stesso entusiasmo!
Ciao, Silvia
Da tempo pensavo di iscrivermi a un corso di tango argentino ma, a lungo e a
malincuore, ho dovuto rinunciare a questo desiderio. Un giorno, dopo aver
assistito al Candiani ad una esibizione dell’associazione Fattiditango, Sandro
decise di scegliere per noi i corsi che si svolgevano nella palestra Spazio 156
in via Torino.
Fin dalla prima lezione mi colpì il temperamento di Giuseppe, ossia di colui che
sarebbe diventato il mio maestro. Sinceramente mi aspettavo una persona diversa
da quella che avevo davanti, forse condizionata dallo stereotipo dell’
insegnante di ballo longilineo e palestrato. Vedevo invece un uomo molto alto,
robusto, con una voce calda e modi decisi, che si muoveva con estrema eleganza e
leggerezza.
Da subito ci spiegò l’attenzione, l’impegno,la concentrazione nacessari per
apprendere questo che non è soltanto un ballo ma un’emozione, un alternarsi
armonioso di attesa, immobilità e movimento, carico di sensualità ed eleganza,
che ognuno interpreta e traduce in modo personale perchè ognuno, sempre, balla
il “suo” tango. Da subito, come chiunque possieda con sicurezza una disciplina,
pretese da noi la perfezione anche nei movimenti più semplici curando la
postura, la camminata, l’epressione del volto, l’atteggiamento… insomma ogni
dettaglio.
Il clima che si respira nel mio corso è piacevole perchè Giuseppe alterna la
tecnica a spiegazioni esaurienti e battute che ci fanno sorridere stemperando la
tensione e la stanchezza. Ci corregge individualmente ripetendo più volte le
sequenze e i passi. Anche se ho avuto dei momenti di crisi e la tentazione di
lasciare, mi sono innamorata del tango e non smetterò mai di ballare. Giuseppe é
un insegnante esigente, si percepisce che ama ciò che fa e per questa ragione sa
trasmettere agli allievi questa passione esclusiva e meravigliosa che si chiama
tango argentino.
Anna lozza
Tango: chi l’avrebbe detto?
Non dico di essere stato trascinato, ma il mio approccio al Tango non è di
sicuro stato frutto di un moto spontaneo.
Il lavoro, tre bambini che ti levano la vita con il sorriso, gli spazi
esistenziali che si riducono al lumicino e tua moglie? E’ quella cosa che alla
sera si muove emettendo suoni strani…
C’era bisogno di rimettere un ordine alle cose, di riappropriarsi di uno spazio
vitale in cui noi e solo noi potessimo ritrovarci intorno a qualcosa da
condividere: un gioco…. un Tango?
Nadia, mia moglie, da sempre appssionata di danza era un po’ che buttava lì
questa cosa del Tango…
Qualsiasi cosa per uscire insieme e staccare un po’ la spina: qualsiasi cosa per
vederla rifiorire.
Quando abbiamo conosciuto Giuseppe, ho tirato subito un sospiro di sollievo e mi
sono detto:
-“ah, bene bene: questo la passione gliela fa passare subito a mia moglie”…
Un metro e novanta di Marcantonio, con una silhouette da far
invidia a un lottatore di Sumo, pensavo, si muoverà con l’agilità di Galeazzi..
invece..
Giuseppe è stato una sorpresa: una bellissima sorpresa.
Se dovessi dare una definizione al suo ballo direi che è un ballo “gentile,
delicato, sensuale”. La donna, quando danza con lui diventa una fata. Non
importa se alta, bassa, sottile o appesantita: lui riesce a valorizzarne la
grazia a renderla leggera e sinuosa.
La sua prima lezione l’ha dedicata ai valori del Tango e ha accarezzato concetti
a me cari come il rispetto per l’altro, nell’intimità di un contatto come quello
che si ha in un Tango argentino; nel Tango l’uomo diventa lo strumento che
valorizza la donna: sa rinunciare al protagonismo per dare a lei forma e colore.
E’un insegnante straordinario, ma non è per tutti: è spigoloso e non ama perdere
né far perdere tempo.
Punta alla sostanza delle cose: la postura e la camminata ad esempio, elementi
fondamentali per acquisire equilibrio ed eleganza, indispensabili per costruire
in seguito qualsiasi figura.
Sono passati diversi mesi: il gioco con mia moglie è diventato passione.
Grazie Giuseppe.
Abbiamo cominciato a ballare il tango sei mesi fa, io per coronare un sogno
vecchio di oltre dieci anni, mio marito semplicemente per farmi contenta.
> > Quando arrivammo alla prima lezione, con i nostri canonici dieci minuti di
ritardo, rimanemmo un po´ perplessi: c´erano delle persone che camminavano in
modo strano e il maestro non era un bell´argentino con la chioma fluente e l
´occhio languido, bensì un uomo di mezza età, brizzolato, che ad occhio e croce
era alto 1 metro e 90 e pesava intorno al quintale! Sarebbe stato quello il mio
corso di tango agognato per così tanti anni?
> > In effetti la prima lezione passò così, camminando in tondo intorno alla
stanza, con la sensazione di non essere mai stati così goffi: niente figure,
niente rose rosse tra le labbra. Quello che ci convinse a tornare fu la passione
con cui quest´uomo parlava del tango, il racconto di come questo ballo vada
oltre il semplice muoversi a tempo di musica e diventi un vero e proprio stile
di vita. Soprattutto ci colpì la definizione del tango come “un ballo educato”,
che si balla insieme con gli altri e che, pertanto, richiede rispetto per gli
altri.
> > Io, inoltre, notai subito l´attenzione maniacale che Giuseppe pone nel
creare l´impostazione di base dei ballerini: postura, equilibrio, sensibilità…
Da ex ballerina classica so bene come una corretta impostazione sia fondamentale
per imparare la tecnica del ballo e soprattutto so quanto sia difficile
correggere gli errori di postura appresi con un cattivo insegnamento.
> > Così abbiamo resistito alla tentazione di cambiare maestro quando si sono
presentate le prime difficoltà e i risultati ottenuti finora ci hanno dato
ragione: bravo Giuseppe! Il nostro viaggio nel tango è appena cominciato e
durerà tutta una vita.
> >
> > Ciao
> > Nadia
Ho conosciuto Lo Spazio per una bellissima coincidenza. Era da un pò che il tango come ballo mi
incuriosiva
e pertanto ho deciso di informarmi su internet per trovare dei possibili corsi in padova e provincia.
Per una strana casualità, Giuseppe, (l’insegnante), stava in quel momento avviando un corso in
quelle zone appoggiandosi ad una scuola di danza classica vicino a dove abito. Hanno fatto gioco forza
pertanto la curiosità e la comodità.
E’ così che ho iniziato a conoscere il tango, il cui mondo è davvero affascinante e particolarissimo,
grazie all’entusiasmo, l’accoglienza e la bravura dell’insegnante che ci mette grande passione
e metodo e grazie alla gentilezza delle persone che l’hanno aiutato ad aprire Lo Spazio e a tenerlo
“vivo”.
E’ così che, pur essendo di Padova, ho deciso di continuare il corso a Venezia, nonostante la
distanza non sia comodissima ne vale assolutamente la pena.
Lo Spazio è un posto bellissimo, e si può andare a praticare e ballare praticamente tutti i giorni.
E’ un posto dove si vivono in pieno la magia e l’atmosfera del tango e a mio avviso merita
di essere provato almeno una volta.
Elisabetta Reolon
Ho incontrato Giuseppe in settembre dell’anno scorso. Sono andato al suo corso
con l’idea di migliorare il mio Tango Argentino. Avevo infatti già frequentato 3
corsi di circa 8 ore ciascuno. Non avevo mai frequentato sale di tango argentino
(milongas???) perché non mi sentivo preparato a sufficienza. Alla prima lezione
di Giuseppe ero sconcertato: dei 8 passi canonici non c’era traccia, di incrocio
al quinto passo non se ne parlava proprio. Si ……. camminava solamente. Nessuna
figura prestabilita. Però … ho capito .. che se volevo avventurarmi veramente in
questa disciplina, questa era la strada giusta e quindi ho cercato di …
disimparare…. in fretta quanto avevo appreso e nello stesso tempo, per quanto
era nelle mie possibilità, di impegnarmi, con costanza, a seguire le sue
istruzioni. Giuseppe insiste nei cosiddetti “fondamentali”, cura moltissimo la
postura, in ogni lezione ti fa cambiare più partner e ti insegna….. a gustare….
ogni passo che fai. E
poi, cosa da non sottovalutare, ti mette a disposizione la sala dove puoi
provare liberamente. A sette mesi di distanza sono soddisfatto, so fare ancora
poche cose, però credo che quello che ho imparato riesco a trasmetterlo alla
compagna del momento. Ultimamente mi sono incontrato con una insegnante di tango
con cui avevo effettuato uno stage … mi ha trovato completamente cambiato e
naturalmente mi ha fatto molto piacere. Dei i miei corsi di studi scolastici,
il ricordo che più mi è rimasto impresso è questo: l’insegnate di scienze
naturali, alla prima interrogazione, a chi proprio andava bene, dava 6+, a me
dette 6,5: una gioia immensa. E allora caro Peppe… anche a te voglio dare 6,5
e spero che ti faccia altrettanto piacere.
Giuseppe da Padova
Ho letto con estrema partecipazione ciascuna delle lettere inviate al maestro e in ognuna di queste
ho trovato uno spirito comune, delle sensazioni ed impressioni che ho provato anch’io…dal primo
momento in cui ho varcato la porta de “Lo spazio 156” ed ho incontrato Giuseppe. Ho aspettato un
pò di tempo prima di scrivere perchè avevo il desiderio di spiegare pienamente, in poche righe, ciò
che mi faceva provare il tango, ma non trovavo le parole che potessero esprimerlo in maniera
esaustiva…fino a ieri sera! Ad un certo punto della lezione Giuseppe ci mostra come sia importante
creare nell’abbraccio un unico respiro…ed è stato in quel momento che tutto ha ritrovato un senso
nella mia mente e nel mio sentire.UN UNICO RESPIRO! Ed è in questo unico respiro tra due
persone che io ritrovo tutto ciò che mi fa provare il tango: contatto, dolcezza, passione,forza e
delicatezza, grazia, rispetto, educazione, pace, commozione. Tutte emozioni che ci attraversano e si
alternano anche in un solo tango…pochi minuti in cui non c’è nulla attorno, non esiste nessuno se
non te stessa e la persona con cui condividi questo unico respiro. Grazie Giuseppe per tutte queste
emozioni. Giovanna
Dopo sei anni di “corteggiamento” , il Tango argentino è arrivato nella mia vita l’estate scorsa (2009) in un
momento particolare e pieno di cambiamenti… un momento in cui avevo bisogno di fare una cosa
importante e autentica per me stesso.
Ho sempre pensato di non essere portato per nessun tipo di danza e tra l’altro non ne sono mai stato
attratto, tranne una volta (per la precisione sei anni fa) quando vidi un’esibizione di Tango argentino stile
milonguero, se ci penso riesco ancora a percepire le sensazioni ed emozioni di quella sera, era incredibile
vedere come un uomo e una donna potessero diventare una cosa sola in completa armonia con la musica…
sembrava fossero in un’altra dimensione … da lì partì il corteggiamento.
Per mia natura mi piace seguire l’istinto, le sensazioni che scaturiscono da un’idea, un incontro… e così è
stato ad Agosto 2009 quando all’improvviso decisi di voler rendere più serio questo “corteggiamento”.
Il 22 Settembre 2009 mi presentai all’ennesima scuola un po’ sconfortato perché non ero riuscito a trovare
quello che cercavo, all’entrata trovai il maestro Giuseppe, senza che ci presentassimo prima ancora di dire
niente lui mi disse “Anche tu chiamato dal Tango? Sai si dice che è il Tango che sceglie le persone ed è un
viaggio che una volta iniziato non lo si molla più..” Finalmente avevo trovato il mio maestro!! Fu il primo
che non mi parlò di figure, passi, di diventare ballerini in un mese o due… niente di tutto questo.
Sono passati 7 mesi da quel giorno e mi ritengo molto soddisfatto se pur con la consapevolezza di quanta
strada ci sia da fare, il metodo di insegnamento del maestro molto probabilmente risulta essere molto più
lento e difficile in termini di apprendimento ma questo perché mira a dare la consapevolezza e la libertà di
esprimere il “proprio tango” assodando l’essenzialità di questo ballo come postura, asse, interpretazione
piuttosto che una sequenza di passi o figure scelte dal maestro.
Mi piace l’attenzione e l’importanza che il maestro dà ai codici e le regole che il Tango argentino esige e che
molto probabilmente lo diversifica dagli altri balli, codici che il maestro menziona fin dalla prima lezione e
in modo continuativo.
Pensando a questo mio viaggio che è all’inizio e di strada ce né tantissima da fare sono convinto di due
cose:
La prima che non mi interessa diventare un giorno un ballerino di tango… ma un milonguero.
La seconda è incredibile quanto “infinito” possa esserci in un passo.
Grazie coach!
Alessandro Barbato
Quando ho iniziato il corso di tango argentino ero completamente ignara del fatto che stavo per
intraprendere il più bel viaggio che mi fosse capitato..I motivi che mi hanno spinto sono a tutt’oggi
un mistero per me, e ancora adesso (a distanza di quasi 8 mesi) l’unica risposta che so dare a chi mi
chiede “Perché proprio il tango?” è “..Per caso”. In realtà ho smesso da un pezzo di chiedermi il
perché: mi ritengo semplicemente “fortunata” e mi dico che doveva andare così.
Quando a settembre dell’anno scorso sono entrata in quella piccola palestra a Padova ero totalmente
ignorante di tutto ciò che riguarda il tango (a parte aver intravisto qualche sporadica “esibizione
atletica” in tv). Pugliese, D’Arienzo o Piazzolla erano per me degli emeriti sconosciuti. Ancor meno
avevo idea dell’esistenza delle milonghe.. Nella mia testa il tango (e la sua musica) era più o meno
un ballo dal sapore esotico, ma senza una forma precisa.
All’epoca stavo vivendo un periodo un po’ “scombussolato” emotivamente: stanchezza, nervosismo,
insofferenza, disillusione condivano le mie giornate insieme allo stress di una vita vissuta “di corsa”
e in maniera poco appagante. Finché ho deciso che dovevo fare qualcosa per prendermi cura di me:
qualcosa da coltivare e che mi facesse sentire bene.
La mia idea era di iscrivermi a un corso di danza. Scartando il latino-americano (di cui avevo già
avuto una breve esperienza in passato, ma che sentivo poco “mio” nella sostanza), chiesi
informazioni sui vari corsi disponibili, tutti dai nomi moderni e un po’ strani, ma niente mi
convinceva granché. Quando mi venne proposto di fare una lezione di prova per un corso di tango
argentino ero profondamente scettica, ma dissi di si.
La prima volta che vidi il mio maestro di tango dentro di me restai un momento sconcertata: uno e
novanta per, a occhio e croce, cento chili! Ci teneva lì nell’atrio a chiederci ad uno ad uno perché
avevamo scelto il tango… E io pensavo “E che ne so, se non facciamo sta prova come faccio a
saperlo?! “. Bene. La lezione di prova è stata questa: “Camminate”.
Da allora non sono più riuscita a smettere. E quando non posso farlo per qualche giorno di seguito
ne soffro.
Non sto a ripetere le parole che ci disse quella volta Giuseppe (il maestro), né quelle che sono
venute in seguito: sono tante, alcune le ricordo, altre no, altre ancora fanno ormai parte del mio
modo di sentire.
Quando la gente mi dice “…Tango argentino? Oh che bello, dai fammi vedere qualcosa..” dentro di
me sorrido e mi rendo conto di quanto l’immaginario della gente lo condisca di “tacchi che falciano
l’aria”. In questi mesi ho scoperto che esiste un mondo intero di sensazioni nel piccolo spazio tra un
passo e l’altro: ogni più piccolo movimento nasce dal cuore, lo trasmetti e lo ricevi in un continuo
scambio con la persona con cui balli. Impari ad ascoltare te stesso e ad ascoltare l’altro, e a
condividere. Ho scoperto che il tango dà calma e serenità, mi fa stare bene. Mai mi sarei aspettata
tanto, e ringrazio Giuseppe perché col suo metodo di insegnamento riesce a trasmetterci quello che
non si può “schematizzare” in una sequenza.
Alessandra, maggio 2010
Ho incontrato Giuseppe in settembre dell’anno scorso. Sono andato al suo corso con l’idea di migliorare il mio Tango Argentino. Avevo infatti già frequentato 3 corsi di circa 8 ore ciascuno. Non avevo mai frequentato sale di tango argentino (milongas???) perché non mi sentivo preparato a sufficienza. Alla prima lezione di Giuseppe ero sconcertato: dei 8 passi canonici non c’era traccia, di incrocio al quinto passo non se ne parlava proprio. Si ……. camminava solamente. Nessuna figura prestabilita. Però … ho capito .. che se volevo avventurarmi veramente in questa disciplina, questa era la strada giusta e quindi ho cercato di … disimparare…. in fretta quanto avevo appreso e nello stesso tempo, per quanto era nelle mie possibilità, di impegnarmi, con costanza, a seguire le sue istruzioni. Giuseppe insiste nei cosiddetti “fondamentali”, cura moltissimo la postura, in ogni lezione ti fa cambiare più partner e ti insegna….. a gustare…. ogni passo che fai. E poi, cosa da non sottovalutare, ti mette a disposizione la sala dove puoi provare liberamente. A sette mesi di distanza sono soddisfatto, so fare ancora poche cose, però credo che quello che ho imparato riesco a trasmetterlo alla compagna del momento. Ultimamente mi sono incontrato con una insegnante di tango con cui avevo effettuato uno stage … mi ha trovato completamente cambiato e naturalmente mi ha fatto molto piacere. Dei i miei corsi di studi scolastici, il ricordo che più mi è rimasto impresso è questo: l’insegnate di scienze naturali, alla prima interrogazione, a chi proprio andava bene, dava 6+, a me dette 6,5: una gioia immensa. E allora caro Peppe… anche a te voglio dare 6,5 e spero che ti faccia altrettanto piacere.
Giuseppe da Padova
tango è come la vita…….ho conosciuto il tango argentino circa quattro anni fa e con l’entusiasmo di un bambino e con l’ingenuità che ne è tipica pensavo che più figure conoscevo più ero bravo. Poi ho conosciuto la frustrazione delle “ milonghe” dove le figure che avevo imparato e a cui avevo dedicato tempo, sudore e denaro servivano a poco o nulla, la pista per me si trasformava in una lotta con altri “figuranti” e spesso preferivo rimanere seduto ad aspettare che la pista si liberasse per fare le mie famose figure.
I casi della vita mi hanno fatto conoscere Fatti di Tango, in cui l’insegnante Giuseppe Scarparo ha cercato di trasmettermi la passione che egli ha per il tango argentino, per questa cultura ma soprattutto la necessità di mettere il “cuore” nell’abbraccio e nei passi.
Ora, dopo sette mesi che frequento i corsi di Fatti di Tango, anche quando la sala è stracolma di persone riesco a ballare e a trovare piacere in quello che faccio… cerco di fare bene cose semplici e le figure le lascio alle esibizioni e agli esibizionisti ..ma per prima cosa cerco di stabilire una simbiosi nell’abbraccio con la persona con cui ballo e di ballare assieme e per la donna che ho invitato non per il mio ego.
Grazie Giuseppe per questa lezione di vita.
Sergio
Ho letto con estrema partecipazione ciascuna delle lettere inviate al maestro e in ognuna di queste ho trovato uno spirito comune, delle sensazioni ed impressioni che ho provato anch’io…dal primo momento in cui ho varcato la porta de “Lo spazio 156” ed ho incontrato Giuseppe.
Ho aspettato un pò di tempo prima di scrivere perchè avevo il desiderio di spiegare pienamente, in poche righe, ciò che mi faceva provare il tango, ma non trovavo le parole che potessero esprimerlo in maniera esaustiva…fino a ieri sera! Ad un certo punto della lezione Giuseppe ci mostra come sia importante creare nell’abbraccio un unico respiro…ed è stato in quel momento che tutto ha ritrovato un senso nella mia mente e nel mio sentire.UN UNICO RESPIRO! Ed è in questo unico respiro tra due persone che io ritrovo tutto ciò che mi fa provare il tango: contatto, dolcezza, passione,forza e delicatezza, grazia, rispetto, educazione, pace, commozione. Tutte emozioni che ci attraversano e si alternano anche in un solo tango…pochi minuti in cui non c’è nulla attorno, non esiste nessuno se non te stessa e la persona con cui condividi questo unico respiro.
Grazie Giuseppe per tutte queste emozioni.
Giovanna