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Il maestro e il suo metodo

Il Maestro Giuseppe Scarparo

Mi ero appena laureato in Giurisprudenza e cercavo di capire, come la maggior parte dei laureati, quale sarebbe stato il mio futuro. Una sera ero in piazza Francia a Bologna, in macchina con un’amica aspettando che smettesse un diluvio che sembrava non finire più, quando lei mi propose di partecipare ad un corso di tango argentino.

L’idea, lì per lì mi parve folle, ma grazie alla mia innata curiosità decisi che valeva almeno la pena provare. Vivere senza provare nella vita significa rifiutare la vita. Mi ritrovai così due sere dopo in una palestra di via Montegrappa. Ricordo ancora la porta d’ingresso sotto un portico buio, i suoi vetri opachi gialli e la signorina che ci accolse dietro alla scrivania non era una tanguera e ci guardava come fossimo zombi.

Scoprii un mondo nascosto, fatto di gente che tutte le sere tirava tardi pur di incontrare il tango perfetto. Mi fa sorridere ricordare come ballavo i primi tempi, “salida basica e salida cruzada” e la testa piena di figure imparate a memoria.

In pista data la mia massa corporea mi facevo spazio a spinte non sapendo cosa fossero la ronda e i vari codigos della milonga. Sette anni vissuti intensamente. Fin dalle prime lezioni andai a ballare in milonga.

Il mio battesimo fu alla fattoria che un tempo era il tempio del tango argentino e dove musicalizzava il grande Vassily,un amico greco che inseriva musiche troppo noiose (marcette) per le mie giovani orecchie di tanguero in erba. Ricordo i suoi sorrisi quando mi diceva che un giorno avrei capito cos’è il tango e le marcette sarebbero diventate opere meravigliose da interpretare. Gli davo del matto e mi lamentavo, eppure oggi, a distanza di 18 anni, devo riconoscere che aveva ragione lui. Fu così che piano piano iniziai il mio percorso, tra errori ed incidenti di percorso arrivai ad avere una scuola mia dove oggi insegno tango argentino. Da quel giorno, per ben sette anni, ballai, ballai e ballai passando innumerevoli insegnanti, bramoso di imparare sempre meglio questo magnifico ballo. Ricordo che un anno feci 100.000 chilometri in auto girando ogni sera in lungo e in largo lo stivale per ballare. Questi lunghi anni mi hanno trasformato come ballerino e come persona, da un ragazzo esuberante e maleducato (malgrado gli insegnamenti genitoriali) ad un uomo che vede nel sociale e nelle sue regole l’unico modo per poter vivere una vita assieme agli altri.

La storia insegna e per chi ne è un profondo conoscitore, come il sottoscritto, è maestra di vita.

Il nostro metodo di insegnamento dopo anni di esperienza nel campo dell’insegnamento, prima come insegnante di materie giuridiche ai tempi dell’università e poi come formatore nelle varie aziende in cui ho lavorato preparando le forze vendita (commerciali) ho appreso che non è fondamentale ciò che si dice ma ciò che viene percepito dagli allievi.

Io posso dire “a” e l’allievo capire “b”assolutamente in buona fede. Non è colpa di nessuno, semplicemente il messaggio dell’insegnante non è sulla stessa lunghezza d’onda dell’allievo. Il buon insegnante deve capire ogni suo allievo e qundi insegnare a tutti caratterizzando le nozioni a seconda del carattere e della personalità dell’allievo.

L’insegnamento di un ballo come il tango non si discosta quasi per nulla dall’insegnare una lingua straniera piuttosto che insegnare a guidare un’auto. Nella nostra scuola l’insegnamento, pur in una classe di gruppo, è sempre mirato all’individuo ed è per questo che abbiamo scelto di avere a lezione poche coppie (5 o 6 ).

Come insegniamo il tango argentino.

Anni fa (18) quando feci il mio primo passo di tango in una scuola a Bologna mi venne insegnata la “salida basica”. Fu il primo approccio al tango e mi rovinò per molto tempo il modo di ballare finché leggendo e studiando capii che il tango era ed è e sarà sempre tutt’altro. Chi balla e conosce il tango sa bene che il tango argentino è un ballo di improvvisazione; improvvisazione non significa che non ci siano regole o che non sia necessaria una profonda conoscenza del proprio corpo prima di potersi esprimere liberamente (improvvisazione), significa che non si imparano figure prestabilite e imparate a memoria bensì si imparano movimenti e cambi di peso da trasformare in figure.

Il maestro di tango deve essere innanzitutto un insegnante di danza e conoscere perfettamente la postura, l’asse, l’equilibrio, la posizione dei piedi ecc. permettendo a tutti gli allievi di trovare la loro postura corretta. Una volta fatto questo passo si deve insegnare all’allievo i perché del tango e perché si balla così e non colà, perché si seguono determinate regole, perchè si balla chiuso e non aperto… ecc. La tv spazzatura fa spesso vedere un ballo chiamato tango e che tango non è. Molti partono sempre nell’insegnare la salida basica e poi salida cruzada e poi e poi e poi figure insegnate e imparate dagli allievi a memoria togliendo la famosa improvvisazione e quindi eliminando la caratteristica peculiare del tango come detto prima…l’improvvisazione che sommata all’abbraccio stretto rende questo ballo unico al mondo. Quindi nessuna figura ma possibilità per gli allievi di poter creare il loro personalissimo tango.

Caratteristiche salienti del maestro di tango argentino.

  • è un profondo conoscitore della storia del tango
  • balla da più di 10 anni
  • è un ottimo ballerino
  • riesce a trasmettere la passione agli allievi
  • conosce perfettamente le basi della danza quali postura asse eleganza pesi
  • non insegna figure ma insegna agli allievi a trovare il loro tango
  • insegna subito agli allievi le regole “codigos”della milonga
  • è severo in classe per poter dare il massimo agli allievi
  • fuori dalla scuola non fa il “maestro”